Wateroverlast in Venetië en de vele “Venetiën van het Noorden”

Wateroverlast in Venetië (27 november 2015). ©2015 Sofia J. Lirb.

Wateroverlast in Venetië (27 november 2015). ©2015 Sofia J. Lirb.

Op 10 april 2015 schreef een blogster (kennelijk) afkomstig uit Venetië maar woonachtig in Amsterdam een kort betoog tegen de kwalificatie van Amsterdam als “Venetië van het Noorden” (https://travellingwithliz.com/perche-amsterdam-non-e-la-venezia-del-nord). De auteur van “Travelling With Liz” stelt dat Amsterdam, hoe prachtig en geweldig ook, in het geheel niet lijkt op Venetië: de stad heeft helemaal niet zoveel grachten, de historische panden liggen aan kades en niet direct aan het water, er zijn op die kades en in de vele straten overal auto’s enz. De vergelijking gaat niet op en doet volgens de auteur alleen maar afbreuk aan de glans van Venetië. Die stad heeft een unieke magie die niet te vergelijken valt met die van Amsterdam. Ik heb alle begrip voor de stedelijke trots van deze blogster. Maar ze heeft wel de essentie van de term “Venetië van het Noorden” verkeerd begrepen. Onderstaand stukje heb ik in een commentaar op Facebook geschreven op 1 october 2015. Ik parkeer de tekst hier met het oog op toekomstige uitwerking. Er zijn naderhand hier en daar verwijzingen en extra zinnen toegevoegd.

L’appellativo di “Venezia del nord” – o almeno la notazione di una somiglianza di una certa città nordica con Venezia – deve esser apprezzata non come un’osservazione attuale, ma piuttosto come un fatto storico, una tradizione da celebrare, per molte città, come, appunto, Bruges e Amsterdam. La città di Brugge avrebbe meritata la qualificazione non (soltanto) perché questa città fiamminga aveva tanti canali che attraversavano la città, ma piuttosto perché essa era un nodo commerciale legato a Venezia, come controparte e forse anche come concorrente, ed in ogni caso come un emporio di una grandezza paragonabile [vedi Pit Dehing, Geld in Amsterdam. Wisselbank en wisselkoersen, 1650-1725, Hilversum 2012, 20] . Ho capito che l’epiteto “La Venezia del Nord” per Bruges sia testimoniata già in un documento di 1432 (http://www.nieuwsblad.be/cnt/dmf20141211_01424971, e non, come dice il sito web della odierna città,  per i canali ma per il significato economico in quei tempi; anche se sia probabilmente scritto diversamente, come paragone: Hans Beelen & Nicoline van der Sijs, “Venetiës van de Lage Landen”, Onze Taal 2015, 7/8, p. 208). La prima attestazione della frase “la Venezia del Nord” applicata su Amsterdam sembra di risalire dalla prima metà del secolo XIX: se non fosse sacrilegio di paragonare Venezia con qualche altra città che non se stessa, direi: Amsterdam è la Venezia del Nord. Proprio come la regina delle lagune, la regina del “Zuiderzee” [Mare Meridionale, cioè sud del Mar del Nord] si è messa sul trono di isole ed è percorsa da tantissimi canali” (Charles Didier nel De Avondbode: “Ware het geen heiligschennis Venetië met iets anders dan met zich zelve te vergelijken, ik zou zeggen: Amsterdam is het Venetië van het Noorden. Even als de koningin der Lagunen, is de koningin der Zuiderzee op eilanden getroond en bespoeld door tallooze kanalen”, in: Hans Beelen & Nicoline van der Sijs, op. cit). Bisogna rendersi conto, poi, che tantissime strade di oggi, ad Amsterdam, erano canali originali che intanto sono stati asciugate, bonificate ossia riempite con terra (pietra, rifiuti ed altri materiali più o meno solidi) soprattutto verso la fine dell’Ottocento.

Sarà ovvio che, senza canali, questa qualificazione non avrebbe trovata l’occasione perché sarebbe stata priva di senso. La stessa cosa vale per Amsterdam, una città che sarebbe diventata ancora più importante e cospicua per il suo coinvolgimento nel commercio internazionale e il suo potere navale (anche militare) nel corso dei due secoli seguenti. Secondo una pagina web del Archivio della Città di Amsterdam, proprio su quest’ argomento, veniva osservato già in 1526 dal governatore imperiale che Amsterdam faceva pensare a “un giovane Venezia” con riferimento alla crescita del la sua importanza economica; altri facevano notare in seguito che anche qui la città consisteva di quartieri circondati dalle acque e che tutte le merci potevano essere trasportati ovunque via queste acque; verso 1600, poi, erano proprio degli ufficiali veneziani che paragonavo la bellezza delle due città con riferimento agli edifici, i canali e l’ordinamento spaziale; altri ancora facevano notare che sia La Venezia che Amsterdam si incontravano sul campo diplomatico come “volpi” tra “leoni”, ambedue la sede di una repubblica – cosa ben moderna! – circondata da monarchie invidiose (http://stadsarchief.amsterdam.nl/…/venetie_van_h…/index.html).

Ludovico Guicciardini paragonava Amsterdam con Venezia, dicendo che, grazie alla prevalenza delle acque e gli effetti beneficiari per il commercio e la difesa, la città di Amsterdam fosse “molto simile” a Venezia (Guicciardini 1567, nella traduzione olandese del 1612, consultato in facsimile, p. 211: “Sonder twyfel de stadt van Amsterdam is seer machtich van volck ende rijcdom, sterck ende onwinbaer overmidts de gheleghentheydt: want men kanse behendichlijck ende ghemackelijck seer wijdt ende breedt in’t water setten: Alsoo datse overmidts [=vanwege] locht [=lucht], water, geleghentheydt [=ligging], menichte ende bequaemheydt van Watergrachten ende Canalen bykants in alle straten loopende, overmidts oock meer andere oorsaecken, der stadt van Venegien seer ghelijck is.”; viene ripetuto spesso, ad esempio sul sito Web di Ons Amsterdam, che Guicciardi avrebbe scritto che Amsterdam fosse “La Venezia del Nord” con quelle parole specifiche (http://www.onsamsterdam.nl/tijdschrift/jaargang-2009/27-tijdschrift/tijdschrift-jaargang-2009/125-nummer-7-8-juli-augustus-2009?showall=&start=5), ma non è giusto, come si vede nel brano di testo appena citato.

Dovremmo sottolineare, poi, che non è soltanto vero che queste due città si assomigliavano in fisionomia, cioè, essendo composti da “isole” ben raggiungibili per via delle acque, ma che è anche vero che tutte e due potevano risalire da un mondo acquatico e selvatico grazie alla tenacità e volontà di tante generazioni delle loro popolazioni. In una descrizione della città di 1500, autore anonimo ci dice che “la città di Amsterdam è stata sollevata dalle palude, quasi come la Venezia, a costi ben elevati” (Hans Beelen & Nicoline van der Sijs, “Venetiës van de Lage Landen”, Onze Taal 2015, 7/8, p. 208: “Voorts zoo is de stadt Amsterdam bijnae ghelijck Venetiën uut morrasschen met grooten costen opghehalet”). Non per caso ci sono stati episodi di “cooperazione” e scambio nelle opere idrotecniche: in 1674, ad esempio, venne approvato dal Senato di Venezia il piano di Cornelis Jansz Meijer di escavare i canali e la laguna di Venezia con una sua machina, cioè un molino da draga, un “baggermolen” anche se il progetto non andava avanti (Jonathan I. Israel, De Republiek, 1477-1806, Franeker 1996, 303; cf, anche per le bonifiche, Salvatore Ciriacono, Acque e Agricoltura. Venezia, l’Olanda e la bonifica europea in età moderna, Milano 1994, esp. capitolo 4, “Venezia e Olanda, paesi dell’acqua”, pp. 208-242). E ancora oggi, ingegneri olandesi continuano di occuparsi commercialmente con i problemi della laguna di Venezia (The Chioggia Flood Barrier, Strukton Immersion Projects, http://www.struktonimmersionprojects.com/projects/immersion-storm-surge-barrier-venice/). Venezia ed Amsterdam, in particolare quindi, hanno molto in comune nella loro propria storia. Anche se oggi, infatti, la somiglianza si è persa in parte: la Venezia ormai fa parte di un’altra repubblica che ha sede a Roma, mentre Amsterdam adesso fa parte, in conseguenza di vicende che hanno da fare colla stessa storia napoleonica, di un a monarchia. (E come molti veneziani, anche molti amsterdamesi “sognano” di una propria repubblica!)

Dopo la caduta di Anversa ai truppe spagnoli (cattolici) in 1585, le città olandesi (protestanti) accettavano tanti rifugiati fiamminghi e brabantini, fra i quali tanti con risorse finanziari, reti commerciali e conoscenze di tante materie utili (Pit Dehing, op. cit., 38-39: la fuga di professionisti commerciali da Anversa continuava durante l’inizio del sec. XVII). L’integrazione di questi rifugiati (ed quegli altri “più o meno” protestanti che arrivavano da altri paesi), rinforzava la società olandese che giá era stata arricchita culturalmente dalla presenza di familie ebraiche le quale antenati erano già arrivati come rifugiati dopo esser cacciati via, scandalosamente e criminalmente, dal mondo iberico in 1492 (Spagna) e 1497 (Portugal). Tutte le città olandesi devono il loro successo nel “Età d’Oro” (cioè, il settecentesimo secolo) in gran parte all’influsso di rifugiati (ad es. Gustaaf Asaert, 1585. De val van Antwerpen en de uittocht van Vlamingen en Brabanders, Tielt 2004; Jonathan I. Israel, De Republiek, 1477-1806, Franeker 1996, 337 -361 e p. 124: “In het noorden daarentegen waren voor 1585 geen belangrijke kooplieden” eccClé Lesger, Handel in Amsterdam ten tijde van de opstand. Kooplieden, commerciële expansie en verandering in de ruimtelijke economie van de Nederlanden ca. 1550-ca. 1630, Hilversum 2001, 151-168, 250-255; anche se la crescita commerciale di Amsterdam e il declino di Antwerpen siano stimati da molti come processi inevitabili, ad es. da Bas van Bavel, Manors and Markets. Economy and Society in the Low Countries, 500-1600, Oxford 2010, 240-241; cf. la discussione degli studi di Oscar Gelderblom in Lesger, op cit., 151-152).

Certo che c’è pure una “lezione storica” che, colla odierna crescita di xenofobia in mente, dovrebbe essere un’ispirazione per oggi. Noto poi che anche in questo senso, Amsterdam e Venezia hanno una caratterista storica in comune.

In conseguenza della crescita del suo potere commerciale e militare, collegata alla nuova dinamica della società, la città di Amsterdam veniva allargata e spazialmente riorganizzata con la costruzione pianificata del sistema di canali come cinture intorno al centro storico verso la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. La viabilità nel centro storico dipendeva già per la maggior parte di canali – ci ricordiamo che la città di Amsterdam è nata dal palude – ed è chiaro che per tre secoli, la circolazione di merci attraverso la città veniva condotta quasi esclusivamente via i canali. La stessa cosa non vale in una misura uguale per le persone, però, visto che la maggioranza dei canali in Amsterdam, come altrove in Olanda, erano di solito affiancati da banchine fin dal loro inizio.
Sarà chiaro, comunque, che le città settentrionali che venivano qualificati, da commentatori e viaggiatori dell’epoca, come paragonabili alla Serenissima, meritavano quest’onore alla coincidenza di alcuni caratteristici: un grande potere marittimo e commerciale; un centro di flussi di informazione e capitale; una viabilità interna prevalentemente attraverso le i canali; e forse anche la disponibilità ad ospitare rifugiati. La Venezia stessa può essere considerata di esser fondata come un rifugio antico in una zona paludosa.

Quant’è bello di pensare alle città di Venezia, Brugge ed Amsterdam come fratelli (o sorelle) nella storia senza fare un calcolo di canali.
P.S. Interessante, poi, è il fatto che ci sono più candidati che da tempo vorrebbero essere e spesso venivano inclusi in questa fratellanza delle “Venezie del Nord”. Sono elencati da contribuenti a Wikipedia diversamente, per esempio, in inglese (s.v. “Venice of the North”), spagnolo (s.v. “Venecia del norte”) ed olandese (s.v. “Venetiës van deze wereld”, fra i quali troviamo Amiens, Emden, Hamburg, Sint-Petersburg, Wroclaw; per delle “Venezie del Est” si pensa a Bangkok, Shanghai e Suzhou; per quelle “del Ovest”: Fort Lauderdale, Recife). A me stupisce l’esempio del villaggio di Giethoorn, che è diventata famosissima come “Venezia del Nord” soprattutto negli ultimi anni fra i viaggiatori cinesi, che lo visitano “en masse”, per fare il giro attraverso i canali in convogli di piccole barche silenziosi. Già agli inizi del secolo scorso, però, la gente di Giethoorn aveva già scelto di fare la promozione turistica per il loro paese sfruttando, come “topos”, la “somiglianza” con la Venezia. Qualificazioni come “la piccola Venezia” o “la Venezia olandese” of “la Venezia del Nord” vengono usati volta dopo volta nei giornali olandesi non soltanto in messaggi pubblicitari promozionali ma anche in notizie sociali che non hanno niente a che fare con la dimensione turistica (vedi, per es., questi fonti dalla Biblioteca Reale, www.delpher.nl: Leeuwarder courant, d.d. 01-10-1906, Tweede Blad, “Hollandsch Venetië”; Nieuwsblad van het Noorden d.d. 24-01-1907, p.2, “Klein Venetië”; “Nieuwsblad van Friesland. Hepkema’s courant d.d. 25-05-1912, “het kleine Venetië van het noorden”; De Telegraaf d.d. 22-05-1927; cf. Hans Beelen & Nicoline van der Sijs, op. cit. 208). La qualificazione del villaggio di Giethoorn come una “Venezia del Nord” si è cresciuta da più di un secolo fa in una vera “campagna pubblicitaria” deliberata e durata – ed è un bel esempio di “city marketing” questo – che trovava espressione non soltanto in parole ma anche in eventi come, in 1961, un concorso con “gondole”, cioè barche indigine che facevano finti di essere veneziane, (Friese Koerier d.d. 28-08-1961 “Gondelvaart in Giethoorn trok 13.000 bezoekers”). Giethoorn è riuscito di costruire un immagine del paese, quindi, che è molto forte in termini promozionali. Le persone responsabili, gli enti coinvolti, la pressa e la voce popolare non lo avrebbero potuto fare se non ci fosse almeno questa caratteristica della rete di canali come basi del trasporto all’interno del paese: l’epiteto viene attribuito ai canali (Nieuwsblad van het Noorden, d.d. 24-01-1907, p.2: “Velen in den lande kennen het schilderachtig dorpje Giethoorn in noordelijk Overijssel, ook wel «Klein Venetië» genoemd, welken naam het dorp hieraan dankt, dat nagenoeg alle verkeer te water plaats heeft”, www.delpher.nl). Due delle quattro caratteristiche di cui scrivevo sopra ci sono: Giethoorn sarebbe stata fondata da rifugiati (in 1230 dai “flagellanti” che provenivano dal mondo mediterraneo); e la viabililità era ed è ancora dominata dal trasporto via canali. Però, è troppo piccola direi a meritare l’appellativo e così il topos è diventato una cosa assurda. Non è per niente paragonabile alle città di grandezza come Venezia, Amsterdam, Brugge e San Pietroburgo. Nonostante ciò, pensavo che la vicenda potesse anche interessante i lettori di questo contributo.

La Serenissima 2012

La Serenissima 2012 from Huib J. Lirb on Vimeo.

In 2012 waren we in Venetië, die schoonste en meest serene stad, “la Serenissima”. Zelfs formeel werd de stadstaat eeuwenlang met deze sierlijke term aangeduid, dus als “de meest serene republiek Venetië (“La Serenissima Repubblica di Venezia”). De Venetiaanse republiek verloor haar onafhankelijkheid in de Napoleontische omwentelingen en oorlogen.